martedì 24 marzo 2009

Le grandi squadre: Il Grande Torino

Pubblicato da Ilove-italy.net alle 16:52 0 commenti

Nessuna squadra al mondo ha mai rappresentato per il calcio tutto ciò che è riuscito al Grande Torino. L'Italia in quegli anni era reduce da una guerra perduta, avevamo poca credibilità internazionale e furono le gesta dei nostri campioni a rimetterci all'onore del mondo: Bartali, Coppi, il discobolo Consolini, le macchine della Ferrari e appunto il Grande Torino che, essendo una squadra, dimostrava a tutti come un popolo di individualisti come gli italiani sapessero far fronte comune per dare vita al più bel complesso di calcio mai visto e mai più comparso su un campo di calcio.La Juventus del Qinquennio, il Real Madrid, il Santos, la Honved, l'Inter di Herrera, l'Ajax e il Milan degli olandesi hanno rappresentato, è vero, eventi tecnici straordinari, ma nessuno ha pareggiato il Grande Torino.
I granata, guidati da Valentino Mazzola, il capitano dei capitani, hanno record strabilianti e assolutamente irripetibili. Bastava, per esempio, uno squillo del trombettiere del Filadelfia perchè si scatenassero. Leggendaria, per esempio, una partita romana quando il Grande Torino, in svantaggio di un gol nel primo tempo contro i giallorossi, stabili negli spogliatoi, durante il riposo, che non si doveva più scherzare. Fu così che vennero segnati 7 gol a dimostrazione che quella squadra vinceva come e quando voleva.

Non per nulla l'11 maggio del 1947, Vittorio Pozzo, il commissario tecnico della Nazionale, vestì dieci granata d'azzurro per una partita disputata a Torino contro l'Ungheria.
I nostri eroi naturalmente vinsero. E avrebbero continuato a vincere su tutti i fronti se non fosse sceso in campo il destino più tragico per fermarli. Ma non per batterli. Perchè quella squadra di grandi uomini e di grandi campioni è passata direttamente alla leggenda.


La rosa: Valerio Bacigalupo , Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso , Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pietro Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Shubert

I grandi del passato: Lev Yashin

Pubblicato da Ilove-italy.net alle 07:51 0 commenti

Salto indietro nel tempo quest’oggi, molto indietro, per incontrare il “portiere del secolo” secondo la classifica Iffhs, Lev Yashin. Anche qui, come per molti altri campioni del passato presentati su queste pagine, è difficile trovare qualcuno che abbia memoria delle sue esibizioni, ma stando ai filmati d’epoca ed alle biografie si può certo immaginare la grandezza di questo numero uno nella sua epoca e in assoluto.
La sua storia è una serie infinita di aneddoti, come quello che vuole “portiere di fabbrica”, non perché controllasse le entrate e le uscite sul posto di lavoro, ma perché si dice che i suoi colleghi gli lanciassero dei bulloni, per verificarne i riflessi. Aveva solo 12 anni Lev e già era costretto a lavorare per mantenersi, figlio di quella Russia povera, immersa nel secondo conflitto mondiale.
Ma la vita grama durò poco e le sue doti eccezionali vennero ben presto notate dagli osservatori della Dinamo Mosca che si assicurarono le sue prestazioni. Il suo debutto nello sport però non avvenne in ambito calcistico, ma su un campo di hockey, dove il giovane Yashin riuscì a conquistare il titolo di campione dell’Urss. Poi il passaggio al calcio e la lunga carrriera a difesa della porta della Dinamo, con la quale vincerà cinque campionati e tre Coppe di Russia.

Difficilmente tentava la presa, preferendo rilanciare il pallone il più lontano possibile per evitare guai, eppure la sua presenza tra i pali dava sicurezza a tutto il reparto arretrato. Una fiducia conquistata a suon di prestazioni al di sopra della media, con 150 rigori parati nel corso della carriera e la bellezza di tre mondiali giocati da titolare (più uno come secondo nel 1970). Grazie alle sua parate l’Urss riuscì anche ad assicurarsi il titolo di Campione d’Europa nel 1960, prima squadra in assoluto a vincere la competizione continentale.
Si racconta anche che dopo ogni rigore respinto Lev trovasse un quadrifoglio nei pressi della rete: un tipo fortunato, ma lo erano molto di più i suoi compagni ad averlo in squadra.
326 gare giocate con la stessa maglia, di cui 207 senza prendere gol: numeri che fanno impressione e che spiegano come mai ad oggi sia l’unico numero uno ad essersi aggiudicato il Pallone d’Oro.
Il Ragno Nero (chiamato così per via del colore della divisa che indossava) morì nel 1990, consumato da un cancro allo stomaco, dove aver subito l’amputazione di una gamba quattro anni prima. A lui è dedicato un premio, assegnato ogni quattro anni al miglior portiere dei Mondiali di calcio e finora vinto da Michel Preud’Homme, Fabien Barthez, Oliver Kahn e Gigi Buffon.
E chissà se tra questi il grande Lev avrebbe individuato il suo erede…

Paolo Maldini - Il capitano

Pubblicato da Ilove-italy.net alle 07:20 0 commenti

Paolo Maldini ha legato la sua intera carriera al Milan, squadra della sua città che l'ha visto crescere e maturare come uomo e come professionista. Nella squadra rossonera milita dal suo provino del 1978 e ha ricoperto principalmente il ruolo di terzino sinistro o di difensore centrale. È stato utilizzato anche da terzino destro, a dimostrazione della sua grande duttilità tattica.
Ha debuttato in Serie A con Nils Liedholm il 20 gennaio 1985, ancora sedicenne, in un match contro l'Udinese (1-1) subentrando a Sergio Battistini.[3] Già la stagione successiva, a soli 17 anni, diventò titolare nella formazione rossonera, con la maglia numero 3 di terzino sinistro. Segna il primo dei suoi 29 gol in Serie A il 4 gennaio 1987 in Como-Milan (0-1). In Europa, invece, il battesimo del gol arriva il 21 ottobre 1992 in Slovan Bratislava-Milan (0-1).
Dalla stagione 1997-1998 è il capitano del Milan, avendo ereditato la fascia da Franco Baresi al termine della sua carriera. Lo stesso passaggio di testimone era già avvenuto nel 1994 nella Nazionale italiana, quando Baresi aveva lasciato al terzino la fascia di capitano dopo il mondiale statunitense.
Alla 28a giornata del campionato 2002-2003, nel derby Inter-Milan, Maldini viene sostituito per una frattura al setto nasale dopo la gomitata involontaria da parte di Christian Vieri.[4] Nelle partite successive al derby, Maldini indosserà per circa un mese una maschera facciale protettiva.[5]
Il 23 maggio 2003, all'Old Trafford di Manchester, ha sollevato la UEFA Champions League a 40 anni esatti di distanza dal giorno in cui proprio suo padre Cesare si laureò campione d'Europa, anch'egli come capitano del Milan e anch'egli in Inghilterra (a Londra). Quel trofeo è stato inoltre il primo trofeo materialmente sollevato da Paolo Maldini in qualità di capitano.
Nella stagione 2005-2006 ha segnato anche una doppietta contro la Reggina in campionato; la prima e unica nella sua lunghissima carriera.
Il 16 dicembre 2007, aggiudicandosi la Coppa del Mondo per club dopo che il Milan ha battuto in finale il Boca Juniors, ha conquistato il 26° trofeo della sua carriera, il 13° in ambito internazionale. È stato inoltre il primo capitano di una formazione del vecchio continente ad alzare questo trofeo. Il 16 febbraio 2008, nella gara contro il Parma al Tardini, entrando in campo a partita iniziata al posto di Jankulovski ha raggiunto così il traguardo delle 1.000 partite da professionista,[6] di cui 861 con il Milan, 12 con l'Under-21, 1 con l'Olimpica e 126 con la Nazionale maggiore.[7] In campo europeo solo Peter Shilton, portiere inglese, ha totalizzato più presenze, 1.390 tra il 1966 e il 1997. Ha giocato la sua ultima partita in Champions League il 4 marzo 2008 a San Siro contro l'Arsenal nella sconfitta interna per 2 a 0 che ha sancito l'eliminazione del Milan dalla Champions League 2007-2008 agli ottavi di finale.
Dopo alcune voci che avevano ventilato un suo possibile ritiro dopo il Coppa del Mondo per club 2007 Maldini aveva annunciato che avrebbe appeso le scarpe al chiodo alla fine della stagione 2007-2008,[8] ma dopo l'eliminazione in Champions League contro l'Arsenal Maldini stesso non aveva escluso la possibilità di rimanere in rossonero anche per la stagione seguente[9] e il 6 giugno 2008 ha prolungato ancora il suo contratto di un altro anno fino al 30 giugno 2009.[10][11] Quando lascerà il calcio, il Milan ha deciso di ritirare la maglia numero 3, per anni indossata da Maldini, come già accaduto solo per la maglia numero 6 di Franco Baresi. Le uniche persone a cui potrebbe essere assegnata tale maglia sono i suoi figli Christian, che nel settembre 2005 è stato tesserato per le giovanili del Milan, e Daniel, avuti con la moglie Adriana Fossa, nel caso in cui arrivino a giocare in Serie A con i rossoneri.[12]
Maldini ha collezionato 638 presenze in Serie A, record assoluto, con 29 gol realizzati. La storica soglia delle 600 partite è stata conseguita in occasione di Catania-Milan del 13 maggio 2007 (1-1), che, contando anche lo spareggio per l'accesso alla Coppa UEFA del 1987-1988 giocato contro la Sampdoria a Torino, è la sua 601a presenza con la maglia del Milan in gare di campionato e relativi spareggi.[13][14]
Detiene anche altri record: primato assoluto di stagioni in Serie A con la stessa squadra, con 25 campionati consecutivi al Milan, di cui è il primatista di presenze con 894 partite ufficiali disputate; marcatore più veloce in una finale di Champions League (52'' contro il Liverpool nel 2005). Insieme a Francisco Gento, è l'unico calciatore ad aver disputato 8 finali della Coppa dei Campioni/Champions League vincendone 5 (contro le 6 di Gento). Dalla sua prima all'ultima Coppa dei Campioni/Champions League vinta, sono passati ben 18 anni, record assoluto della competizione. Grazie alla lunga militanza nel Milan, ha totalizzato il record di stracittadine milanesi giocate, essendo sceso in campo in ben 56 derby.[15] Per anzianità in campo, è il secondo giocatore del Milan nella storia, essendo sceso in campo in occasione di Napoli-Milan 0-0 del 22 marzo 2009 a 40 anni, 8 mesi e 24 giorni; solo Alessandro Costacurta (41 anni e 26 giorni) ha disputato una partita ufficiale con un'età maggiore della sua. Inoltre, segnando il gol del definitivo 1-2 nella partita Milan-Atalanta del 30 marzo 2008, è diventato il quarto giocatore più vecchio in assoluto a segnare un gol in Serie A. Meglio di lui hanno fatto solo Pietro Vierchowod, Silvio Piola e Alessandro Costacurta.




Supercoppa Italia: Milan 1988, 1992, 1993, 1994, 2004


Coppa Italia: Milan 2002-2003


Coppa dei Campioni: Milan 1988-1989, 1989-1990, 1993-1994, 2002-2003, 2006-2007


Super Coppa: Milan 1989, 1990, 1994, 2003, 2007


Coppa Intercontinentale: Milan 1989, 1990, 2007



Nessuna squadra al mondo ha mai rappresentato per il calcio tutto ciò che è riuscito al Grande Torino. L'Italia in quegli anni era reduce da una guerra perduta, avevamo poca credibilità internazionale e furono le gesta dei nostri campioni a rimetterci all'onore del mondo: Bartali, Coppi, il discobolo Consolini, le macchine della Ferrari e appunto il Grande Torino che, essendo una squadra, dimostrava a tutti come un popolo di individualisti come gli italiani sapessero far fronte comune per dare vita al più bel complesso di calcio mai visto e mai più comparso su un campo di calcio.La Juventus del Qinquennio, il Real Madrid, il Santos, la Honved, l'Inter di Herrera, l'Ajax e il Milan degli olandesi hanno rappresentato, è vero, eventi tecnici straordinari, ma nessuno ha pareggiato il Grande Torino.
I granata, guidati da Valentino Mazzola, il capitano dei capitani, hanno record strabilianti e assolutamente irripetibili. Bastava, per esempio, uno squillo del trombettiere del Filadelfia perchè si scatenassero. Leggendaria, per esempio, una partita romana quando il Grande Torino, in svantaggio di un gol nel primo tempo contro i giallorossi, stabili negli spogliatoi, durante il riposo, che non si doveva più scherzare. Fu così che vennero segnati 7 gol a dimostrazione che quella squadra vinceva come e quando voleva.

Non per nulla l'11 maggio del 1947, Vittorio Pozzo, il commissario tecnico della Nazionale, vestì dieci granata d'azzurro per una partita disputata a Torino contro l'Ungheria.
I nostri eroi naturalmente vinsero. E avrebbero continuato a vincere su tutti i fronti se non fosse sceso in campo il destino più tragico per fermarli. Ma non per batterli. Perchè quella squadra di grandi uomini e di grandi campioni è passata direttamente alla leggenda.


La rosa: Valerio Bacigalupo , Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso , Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pietro Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Shubert

Pubblicato da Ilove-italy.net martedì 24 marzo 2009 0 commenti


Salto indietro nel tempo quest’oggi, molto indietro, per incontrare il “portiere del secolo” secondo la classifica Iffhs, Lev Yashin. Anche qui, come per molti altri campioni del passato presentati su queste pagine, è difficile trovare qualcuno che abbia memoria delle sue esibizioni, ma stando ai filmati d’epoca ed alle biografie si può certo immaginare la grandezza di questo numero uno nella sua epoca e in assoluto.
La sua storia è una serie infinita di aneddoti, come quello che vuole “portiere di fabbrica”, non perché controllasse le entrate e le uscite sul posto di lavoro, ma perché si dice che i suoi colleghi gli lanciassero dei bulloni, per verificarne i riflessi. Aveva solo 12 anni Lev e già era costretto a lavorare per mantenersi, figlio di quella Russia povera, immersa nel secondo conflitto mondiale.
Ma la vita grama durò poco e le sue doti eccezionali vennero ben presto notate dagli osservatori della Dinamo Mosca che si assicurarono le sue prestazioni. Il suo debutto nello sport però non avvenne in ambito calcistico, ma su un campo di hockey, dove il giovane Yashin riuscì a conquistare il titolo di campione dell’Urss. Poi il passaggio al calcio e la lunga carrriera a difesa della porta della Dinamo, con la quale vincerà cinque campionati e tre Coppe di Russia.

Difficilmente tentava la presa, preferendo rilanciare il pallone il più lontano possibile per evitare guai, eppure la sua presenza tra i pali dava sicurezza a tutto il reparto arretrato. Una fiducia conquistata a suon di prestazioni al di sopra della media, con 150 rigori parati nel corso della carriera e la bellezza di tre mondiali giocati da titolare (più uno come secondo nel 1970). Grazie alle sua parate l’Urss riuscì anche ad assicurarsi il titolo di Campione d’Europa nel 1960, prima squadra in assoluto a vincere la competizione continentale.
Si racconta anche che dopo ogni rigore respinto Lev trovasse un quadrifoglio nei pressi della rete: un tipo fortunato, ma lo erano molto di più i suoi compagni ad averlo in squadra.
326 gare giocate con la stessa maglia, di cui 207 senza prendere gol: numeri che fanno impressione e che spiegano come mai ad oggi sia l’unico numero uno ad essersi aggiudicato il Pallone d’Oro.
Il Ragno Nero (chiamato così per via del colore della divisa che indossava) morì nel 1990, consumato da un cancro allo stomaco, dove aver subito l’amputazione di una gamba quattro anni prima. A lui è dedicato un premio, assegnato ogni quattro anni al miglior portiere dei Mondiali di calcio e finora vinto da Michel Preud’Homme, Fabien Barthez, Oliver Kahn e Gigi Buffon.
E chissà se tra questi il grande Lev avrebbe individuato il suo erede…

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Paolo Maldini ha legato la sua intera carriera al Milan, squadra della sua città che l'ha visto crescere e maturare come uomo e come professionista. Nella squadra rossonera milita dal suo provino del 1978 e ha ricoperto principalmente il ruolo di terzino sinistro o di difensore centrale. È stato utilizzato anche da terzino destro, a dimostrazione della sua grande duttilità tattica.
Ha debuttato in Serie A con Nils Liedholm il 20 gennaio 1985, ancora sedicenne, in un match contro l'Udinese (1-1) subentrando a Sergio Battistini.[3] Già la stagione successiva, a soli 17 anni, diventò titolare nella formazione rossonera, con la maglia numero 3 di terzino sinistro. Segna il primo dei suoi 29 gol in Serie A il 4 gennaio 1987 in Como-Milan (0-1). In Europa, invece, il battesimo del gol arriva il 21 ottobre 1992 in Slovan Bratislava-Milan (0-1).
Dalla stagione 1997-1998 è il capitano del Milan, avendo ereditato la fascia da Franco Baresi al termine della sua carriera. Lo stesso passaggio di testimone era già avvenuto nel 1994 nella Nazionale italiana, quando Baresi aveva lasciato al terzino la fascia di capitano dopo il mondiale statunitense.
Alla 28a giornata del campionato 2002-2003, nel derby Inter-Milan, Maldini viene sostituito per una frattura al setto nasale dopo la gomitata involontaria da parte di Christian Vieri.[4] Nelle partite successive al derby, Maldini indosserà per circa un mese una maschera facciale protettiva.[5]
Il 23 maggio 2003, all'Old Trafford di Manchester, ha sollevato la UEFA Champions League a 40 anni esatti di distanza dal giorno in cui proprio suo padre Cesare si laureò campione d'Europa, anch'egli come capitano del Milan e anch'egli in Inghilterra (a Londra). Quel trofeo è stato inoltre il primo trofeo materialmente sollevato da Paolo Maldini in qualità di capitano.
Nella stagione 2005-2006 ha segnato anche una doppietta contro la Reggina in campionato; la prima e unica nella sua lunghissima carriera.
Il 16 dicembre 2007, aggiudicandosi la Coppa del Mondo per club dopo che il Milan ha battuto in finale il Boca Juniors, ha conquistato il 26° trofeo della sua carriera, il 13° in ambito internazionale. È stato inoltre il primo capitano di una formazione del vecchio continente ad alzare questo trofeo. Il 16 febbraio 2008, nella gara contro il Parma al Tardini, entrando in campo a partita iniziata al posto di Jankulovski ha raggiunto così il traguardo delle 1.000 partite da professionista,[6] di cui 861 con il Milan, 12 con l'Under-21, 1 con l'Olimpica e 126 con la Nazionale maggiore.[7] In campo europeo solo Peter Shilton, portiere inglese, ha totalizzato più presenze, 1.390 tra il 1966 e il 1997. Ha giocato la sua ultima partita in Champions League il 4 marzo 2008 a San Siro contro l'Arsenal nella sconfitta interna per 2 a 0 che ha sancito l'eliminazione del Milan dalla Champions League 2007-2008 agli ottavi di finale.
Dopo alcune voci che avevano ventilato un suo possibile ritiro dopo il Coppa del Mondo per club 2007 Maldini aveva annunciato che avrebbe appeso le scarpe al chiodo alla fine della stagione 2007-2008,[8] ma dopo l'eliminazione in Champions League contro l'Arsenal Maldini stesso non aveva escluso la possibilità di rimanere in rossonero anche per la stagione seguente[9] e il 6 giugno 2008 ha prolungato ancora il suo contratto di un altro anno fino al 30 giugno 2009.[10][11] Quando lascerà il calcio, il Milan ha deciso di ritirare la maglia numero 3, per anni indossata da Maldini, come già accaduto solo per la maglia numero 6 di Franco Baresi. Le uniche persone a cui potrebbe essere assegnata tale maglia sono i suoi figli Christian, che nel settembre 2005 è stato tesserato per le giovanili del Milan, e Daniel, avuti con la moglie Adriana Fossa, nel caso in cui arrivino a giocare in Serie A con i rossoneri.[12]
Maldini ha collezionato 638 presenze in Serie A, record assoluto, con 29 gol realizzati. La storica soglia delle 600 partite è stata conseguita in occasione di Catania-Milan del 13 maggio 2007 (1-1), che, contando anche lo spareggio per l'accesso alla Coppa UEFA del 1987-1988 giocato contro la Sampdoria a Torino, è la sua 601a presenza con la maglia del Milan in gare di campionato e relativi spareggi.[13][14]
Detiene anche altri record: primato assoluto di stagioni in Serie A con la stessa squadra, con 25 campionati consecutivi al Milan, di cui è il primatista di presenze con 894 partite ufficiali disputate; marcatore più veloce in una finale di Champions League (52'' contro il Liverpool nel 2005). Insieme a Francisco Gento, è l'unico calciatore ad aver disputato 8 finali della Coppa dei Campioni/Champions League vincendone 5 (contro le 6 di Gento). Dalla sua prima all'ultima Coppa dei Campioni/Champions League vinta, sono passati ben 18 anni, record assoluto della competizione. Grazie alla lunga militanza nel Milan, ha totalizzato il record di stracittadine milanesi giocate, essendo sceso in campo in ben 56 derby.[15] Per anzianità in campo, è il secondo giocatore del Milan nella storia, essendo sceso in campo in occasione di Napoli-Milan 0-0 del 22 marzo 2009 a 40 anni, 8 mesi e 24 giorni; solo Alessandro Costacurta (41 anni e 26 giorni) ha disputato una partita ufficiale con un'età maggiore della sua. Inoltre, segnando il gol del definitivo 1-2 nella partita Milan-Atalanta del 30 marzo 2008, è diventato il quarto giocatore più vecchio in assoluto a segnare un gol in Serie A. Meglio di lui hanno fatto solo Pietro Vierchowod, Silvio Piola e Alessandro Costacurta.




Supercoppa Italia: Milan 1988, 1992, 1993, 1994, 2004


Coppa Italia: Milan 2002-2003


Coppa dei Campioni: Milan 1988-1989, 1989-1990, 1993-1994, 2002-2003, 2006-2007


Super Coppa: Milan 1989, 1990, 1994, 2003, 2007


Coppa Intercontinentale: Milan 1989, 1990, 2007


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